Il consumo di carne aumenta davvero il rischio di tumori?
Da tempo è noto che l’assunzione di diversi alimenti è coinvolta nell’aumentare o ridurre il rischio di cancro.
Il 26 ottobre 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che ci sono prove consistenti per quanto riguarda l’aumento del rischio legato ai tumori per chi consuma carni rosse e lavorate. Questo annuncio ha generato confusione ed allarmismo, soprattutto a causa delle semplificazioni da parte dei mass media.
E’ da chiedersi però se il solo fattore nutrizionale è sufficiente a scatenare una patologia così complessa come il cancro? Diversi studi sono stati condotti sul ruolo della genetica e sul rapporto tra fattori dietetici e rischio di tumore, in particolare del colon-retto. Sono stati esaminati degli SNIPS direttamente coinvolti nel metabolismo dei nutrienti selezionati. Una di queste ricerche, per esempio, ha evidenziato che i soggetti portatori di una certa mutazione genetica, presentavano un elevato rischio di tumore associato al consumo di carne. La mutazione in questione è relativa a una regione del cromosoma 10 nella regione del gene GATA3, gene già noto per essere collegato a vari tipi di cancro. Inoltre, all’interno della regione 10p14 è stato individuato il polimorfismo rs4143094 che mostrava l’interazione più significativa con il consumo di carni lavorate.
L’OMS ha dichiarato che un consumo giornaliero di 50 grammi di carni lavorate può aumentare il rischio di contrarre un tumore al colon del 18%. In realtà, l’aumento del 18% del rischio è riferito già ad un’altra percentuale di rischio che è genetica, quindi individuale.
In altre parole, se il mio genotipo presenta i polimorfismi rs4143094 TG o TT ho un rischio X (aumentato) di contrarre il cancro nel corso della mia vita. Se, oltre a possedere il genotipo sfavorevole consumo abitualmente carni trasformate, il mio rischio individuale di cancro al colon aumenta del 18% rispetto a X (che è comunque un rischio, ma non un destino!).
(tratto da ngb Genetics)